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Il bio ha coinvolto l'Italia, boom per l'economia tricolore

Aumenti esponenziali delle aziende bio e diminuzione drastica dell’uso di prodotti nocivi. La presa di consapevolezza degli agricoltori italiani

Il futuro è verde, anzi, bio. Il presidente di Assobio (associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione di prodotti biologici e naturali), Roberto Zanoni, è molto fiducioso sulla questione.

Il trend positivo, sostiene Zanoni, è dettato da una crescita della consapevolezza delle persone su quanto le proprie scelte possano incidere sull’inquinamento e sull’ambiente e da un cambiamento, dettato dalla recente crisi economica, delle abitudini della società: ad oggi si avverte più l’esigenza di preferire la sostanza, quindi di trovare un rapporto qualità prezzo migliore. 

Le affermazioni di Zanoni trovano conferma nei dati riportati da studi recenti: negli ultimi 4 anni il numero di aziende biologiche è aumentato del 40%, contro un crollo del 46% dell’agricoltura tradizionale. L’Italia è in testa all’Europa come crescita nel settore con un giro d’affari di 1 miliardo e 451 milioni ed un aumento delle vendite pari al +16,6%. Circa il 78% delle famiglie italiane ha acquistato biologico nell’ultimo anno.

L’ondata bio ha colpito praticamente tutti i settori, a partire dall’alimentazione dei più piccoli. Infatti, l’attenzione alla nutrizione dei neonati è cresciuta esponenzialmente, facendo pendere l’ago della bilancia verso prodotti genuini e salutari, opinione che trova d’accordo sia genitori che pediatri.

L’Italia esporta ormai in tutta Europa, merito è soprattutto dell’esclusione degli organismi geneticamente modificati (ogm) e dei pesticidi ed additivi nel ciclo produttivo, sia per assecondare la ricerca del gusto sia per mantenersi nel rispetto delle normative europee. I clienti più fedeli sono senza dubbio la Germania, Usa e Cina e il 2017 chiude con ben 2 miliardi di vendite (Nomisma).

Proprio sul nuovo regolamento europeo, che entrerà in vigore nel 2021, Zanoni incita a controlli più intensi e severi (in campo nazionale Assobio ha anche partecipato alla proposta di legge sull’agricoltura biologica). Mentre, Piva amministratore delegato Ccpb (organismo di certificazione e controllo dei prodotti agroalimentari e “no food” ottenuti nel settore della produzione bio) lancia un appello per ottenere dei sistemi burocratici più veloci e meno macchinosi.

A giocare in favore della produzione biologica c’è anche la presa di consapevolezza di quanto l’agricoltura tradizionale stia diventando insostenibile. Numeri alla mano: il 63,9% delle acque superficiali e il 31,7% delle acque sotterranee sono piene di pesticidi, con concentrazioni di gran lunga superiori al limite consentito. A tal proposito, sempre Zanoni, interviene sostenendo che non è il costo del biologico ad essere eccessivo, ma quello dei prodotti dell’agricoltura tradizionale ad essere troppo basso, favorendo lo sfruttamento di manodopera e rimettendoci in gusto e qualità.

Nell’ultimo anno sono aumentate sia le superfici che il numero di aziende (+20%) che operano nel settore, con una prospettiva ancora più alta per il 2018, a conferma arrivano le dichiarazioni di aziende come General Cessioni, la quale ha registrato un netto aumento delle richieste da parte di potenziali acquirenti per le aziende avviate nel bio. Il boom si è avuto soprattutto nelle regioni del centro sud, dove sono in atto una serie di agevolazioni e tutele per quei produttori che hanno deciso di accodarsi a questo processo di cambiamento. Assobio ha, infatti, in corso numerosi progetti per elargire garanzie (tra cui la costituzione di Federbio).

Il segreto è nell’informazione e nell’istruzione, perché solo avendo piena conoscenza e consapevolezza delle problematiche e dei punti di forza si può crescere, questo sembra essere il leitmotiv della nuova cultura biologica.

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